I volti di un inquieto inizio di primavera




Idilliaca primavera




Era iniziata bene la primavera. Dopo un lungo, freddo inverno si respirava finalmente l'aria nuova di una soave primavera.




Negli scorsi mesi la neve era mancata. Il terreno sgelato si presentava compatto e arido ma ora, finalmente, qualche leggera pioggerella faceva ben sperare e il primaverile profumo di terra bagnata iniziava anche quest'anno a diffondersi nel fondovalle. Negli angoli più caldi e protetti dal vento spuntavano i primi fiori.


Il salicone era fiorito da tempo e ora sui pendii ben esposti i suoi amenti viravano rapidamente dal grigio al giallo attirando nugoli d'api intente a raccogliere il primo nettare della stagione. Chiazze violette di anemoni trilobapunteggiavano all'improvviso il margine del bosco e il bianco dei crochi a poco a poco inondava i prati e i pascoli.
Era proprio primavera... ed era bello camminare per le stradine nei dintorni del paese, procedere nel vento immersi nelle nuvole di polline degli alberi in amore.


Primavera in progressione



I giorni passavano, era arrivato aprile, le giornate erano calde e serene, erano giornate primaverili stupende ma... più non pioveva.




Altri fiori erano comparsi, acetosella, farfaraccio, tossilaggine, violette, primule, dente di leone... Era fiorito anche il biancospino e i ciliegi selvatici si preparavano a fiorire. Sui larici erano comparsi i primi ciuffetti di aghi verdi e sui cespugli del bosco, sul nocciolo, sul sambuco, sull'acero, sulle betulle e sugli ontani... si aprivano le gemme e spuntavano le prime tenere foglie.



Ed era bello immergersi nella natura che riprendeva vigore dopo il gelo invernale. Camminare e poi sedersi ed ascoltare il canto degli uccelli ed osservare i loro acrobatici inseguimenti... Si, era proprio bello muoversi tra prati e boschi immersi in una limpida primavera che ormai aveva preso vigore... ma non pioveva più e purtroppo nulla faceva presagire l'arrivo della pioggia.


Siccitosa primavera


Non pioveva e la portata del torrente diminuiva di giorno in giorno anche con il venir meno dell'apporto dello scioglimento della neve ormai visibile solo alle quote più elevate.




Le sorgenti sui versanti della valle buttavano sempre meno acqua. La terra era sempre più arida, i prati faticavano a rinverdire, l'erba cresceva a chiazze stentate. La temperatura, sempre molto alta, induceva le piante da frutto del mio giardino ad una fioritura troppo precoce e chi viveva di agricoltura iniziava ad essere giustamente preoccupato per la carenza d'acqua..



Era bella la primavera! Fin troppo bella... Era una primavera sempre serena e calda... fin troppo calda e insolitamente secca. Del resto anche l'inverno era stato un inverno insolito: freddo ma siccitoso, troppo secco... Forse queste anomalie meteorologiche erano omaggi, regali del cambiamento climatico di cui tanto si parlava. Forse... non c'era la certezza ma lo si poteva comunque sospettare.




La fioritura iniziale svaniva e la siccità crescente rallentava la comparsa di altri fiori. Così la fin troppo bella primavera perdeva colore, perdeva profumo e si inaridiva sempre più. Il cielo quasi sempre azzurro si stava pian piano trasformando in una cappa opprimente, quasi angosciante. Ormai si iniziava a desiderare solo la pioggia.


Primavera rivelatrice


La poca neve caduta durante l'inverno rivestiva ormai solo i pendii più elevati e dalle distese ancora candide cominciavano ad emergere massi e rocce scure e tutto faceva presumere che ben presto sarebbe stato possibile organizzare qualche escursione anche lassù, in quota.


Più in basso, tra pascoli e boschi che stavano ormai rinverdendo, sulle pendici che fanno da sfondo alla “Valeta”, la Val di Pejo, ai piedi della mastodontica vetta del Vioz, nel Parco dello Stelvio, risaltavano nettamente le bianche piste “firmate” di neve artificiale a lungo sparata dai cannoni durante l'inverno. Lunghe, isolate, assurde serpentine immacolate. Un incredibile quadro rivelatore ad opera della primavera, uno stupendo biglietto da visita per chi ama il luna park dello sci ma certamente non per chi si appresta a visitare quello che presume essere un Parco all'insegna di una natura rispettata e protetta. Questo presentava la zona più in vista del Parco dello Stelvio a metà aprile, questo mostrava al valligiano e al forestiero...




Senza vergogna metteva in prima pagina gli aspetti più deteriori dell'area trentina del Parco dello Stelvio peraltro molto più vasta e finora altrove ancora ben salvaguardata... mostrava la triste realtà di ciò che spesso si spaccia per sostenibilità ambientale in un contesto naturalisticamente protetto, mostrava le incongruenze tra il dire e il fare, in definitiva divulgava apertamente le contraddizioni di una gestione che nella migliore delle ipotesi è costretta a mediare dovendosi rapportare costantemente con gli interessi economici legati al turismo stagionale, il turismo delle settimane bianche dei nuovi ricchi.

Un turismo questo, poco lungimirante, che sottovaluta i futuri e sicuri cambiamenti climatici, legato alle mode del momento, che ben poco considera le opportunità offerte da una corretta valorizzazione di un territorio unico, di enorme pregio paesaggistico e naturalistico. Un territorio quello del Parco Nazionale dello Stelvio (o Provinciale?) che se ben gestito potrebbe consentire il viraggio progressivo verso un turismo di qualità, responsabile, meno impattante e distruttivo e quindi più duraturo. Un turismo che non utilizzi solo strumentalmente, come oggi spesso accade, solo la bella, ma in parte vuota etichetta del Parco per i suoi dépliants pubblicitari.


Gelida primavera 


E dopo il caldo il freddo. Il gelo giunse improvvisamente, dopo Pasqua, con il forte, asciutto e gelido vento del nord.



Giorni limpidi e sereni ma con temperature molto al di sotto della media stagionale, con forti escursioni termiche e valori abbondantemente sotto lo zero per l'intera notte. Non si trattava di un fatto eccezionale. Le giornate gelide non sono mai state rare in aprile, talvolta arrivano anche in maggio. Non si possono escludere anche le nevicate. Ma l'attuale straordinarietà climatica, che lentamente, di anno in anno, si sta trasformando in consuetudine, è il sopraggiungere del caldo primaverile anzitempo.



Caldo che risveglia la natura sottoponendola, del tutto indifesa, alle gelate tardive. Un tempo ormai lontano la fioritura dei fruttiferi nei nostri giardini e nei nostri “bròli” non avveniva mai prima della fine di aprile. Quest'anno a metà aprile il mio albicocco era già sfiorito, ciliegi, maraschi, susini, peri e noci... erano in piena fioritura come quasi tutti i miei meli di antica varietà.



E così, come già in parte accade lo scorso anno, il gelo li ha colpiti annullando il futuro raccolto. Pazienza... In realtà quello che mi preoccupa veramente è questo clima che sembra cambiare sempre più rapidamente mentre ben pochi se ne interessano... e ben poco si fa contro l'effetto serra che secondo la gran parte degli studiosi è la vera causa di questi mutamenti...


Questa la narrazione dell'inquieto inizio di primavera del 2017, come io l'ho vissuto.
Ora, a fine aprile, è finalmente arrivata la pioggia e sui versanti della valle è ricomparsa anche la neve il che fa ben sperare.


Tutte le foto in "Google Photo"


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